Per i padri della chiesa, i grandi santi e teologi del primo cristianesimo, era cosa normale dirigere lo sguardo verso il mistero della santissima Trinità per ricavarne un modello utile alla vita cristiana e alla Chiesa. Capire Dio significava per loro capirsi. Essi pensavano: se l’uomo è creato ad immagine e somiglianza di questo singolarissimo Dio (cf. Gn 1,27) era naturale dire che tutto ciò che si trovava all’interno del grande mistero di Dio si doveva in qualche modo riflettere nella vita di ogni uomo. Agostino, ad esempio, trasformò tutta la sua vita in una ricerca pensata e riflessa delle tracce di quel Dio che amava, nel mondo creato e soprattutto nell’uomo. Così più Dio veniva scoperto con l’amore e la ragione, più la verità di se stessi veniva conosciuta ed amata. Più si “entrava” nella vita divina più si illuminava la personale direzione di vita. Così nel mistero trinitario, presentato e pregato semplicemente attraverso il segno di croce o la formula battesimale, essi trovarono il DNA dello spirito umano e la via nuova dell’esistenza. Ora una tipica caratteristica del pensiero che mantiene vivo la fede nel Dio trinitario, è il superamento di ogni pensiero omologante e uniformizzante, tipico delle ideologie e del pensiero unico proprie delle dittature del pensiero (cit. papa Francesco). L’essere Trinitario, infatti, tiene unito l’unità della natura divina con la distinzione delle persone, e ogni volta che si pensa il Dio dei cristiani, non si può mai dimenticare la differenza delle persone. L’unità è quella dei tre, e la trinità è quella dell’unica natura. Ecco perché quando diciamo la parola Dio, dobbiamo subito aggiungere qualcos’altro, ad esempio dobbiamo dire che Dio è il Padre di Gesù Cristo che dona lo Spirito e per questo dire Dio non basta per i Cristiani, ma bisogna precisare qualcos’altro. per un Cristiano è chiaro fin dall’inizio che il Padre non è il Figlio e lo Spirito Santo non è il Padre pur essendo i Tre un’unico Dio. Con il Dio dei cristiani nasce il pensiero creativo non massificate. Nasce un tipo di pensiero che non esclude le concrete differenze delle cose che esistono e soprattutto nasce un pensiero che vede le persone umane in tutta la loro concretezza. Ma accanto a ciò nasce un modo nuovo di pensare e vedere il mondo. La scienza positiva, che è un’ottima cosa, deve la sua forza al suo metodo, alla sua tremenda capacità di omologare e di racchiudere ogni fenomeno in una legge costante. La scienza è per sua natura prevedibile, numerabile, esatta, ripetibile, categoralizzabile. Al contrario il pensiero che viene da Dio è sempre, nuovo, attuale, irripetibile, in-audito, creativo, simbolico. evocativo. Esso pur osservando le leggi del corretto pensare, trascende ogni standard e ogni sua attuazione. C’è ora, un pensiero trinitario, che produce una dire concreto che non omologa, livella, intruppa in degli schemi definiti che funzionano come dei format da ripetere in ogni dove. Dio non appiattisce tutto in formule, ma piuttosto evidenzia le distinzioni, apre alle relazioni, tocca le differenze. I padri della Chiesa lo avevano capito: Il cristianesimo è nella sua essenza un generatore di pensieri davvero nuovi ed innovativi. Forse anche per questo molti uomini, spinti dal loro esempio, lasciarono la via dei miti e del naturalismo e si incamminarono decisamente verso una nuova via: il Logós vivo ed incarnato. Il Dio dei cristiani è il Dio che non omologa le differenza e non ridde tutto a numero, poiché noi, semplicemente, non siamo “numeri”