L’agire del Dio Trinità è sempre un agire sovrabbondante cioè misericordioso.
É come il sole del mattino che splende sui giusti e sugli ingiusti, sui buoni e sui c attivi, senza fare preferenze di persone. Il nostro Dio – il Dio della fede e non della filosofia – come Dio di tutti offre la sua salvezza facendo di più di quello che ogni logica umana si aspetterebbe da lui. Egli che è Amore e non semplice causa.
Infatti, l’agire di Dio nei nostri confronti va oltre la semplice corrispondenza di meriti e colpe personali. “Non è in lite per sempre, non rimane adirato in eterno. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe.” (Sal 103,9-10).
Ma la giustizia di Dio resta, non viene annullata. Il “Signore, Dio Misericordioso” (Es 34,6) resta il Dio giusto fedele alla sua parola, che non muta ma resta in eterno. Per questo i Vangeli sono ricchi di affermazioni sulla giustizia divina: «Io vi dico che nel giorno del giudizio gli uomini dovranno render conto d’ogni parola oziosa, che avranno detta» (Mt 12, 36); «Così succederà alla fine del mondo; verranno gli angeli a separare i cattivi di mezzo ai buoni, per gettarli nella fornace di fuoco: dove sarà pianto e stridor di denti» (Mt 13, 49-50); «Allora due saranno nel campo; l’uno sarà preso e l’altro lasciato; due donne faranno andare la mola; l’una sarà presa e l’altra lasciata. Vegliate, dunque, perché il vostro Signore verrà» (Mt 24, 40-42; cfr. Lc 17, 34-35); «In verità, in verità vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede in Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non è sottoposto a giudizio, ma passa da morte a vita. … e procederanno quelli che avran fatto il bene a resurrezione di vita, quelli che avran fatto il male a resurrezione di giudizio» (Gv 5, 24.29). Ci sono anche Mt 24, 26-27; 25, 31-32ss; Lc 11, 31; 12, 35-39; 21, 34.
Noi tuttavia abbiamo bisogno della sua misericordia per salvarci. Proprio essa ci attrae e ci conquista.
Abbiamo bisogno del “di più” di Dio perché questo “di più” è bellezza che apre il cuore e spinge a conversione.
Abbiamo bisogna di assaporare la misura dell’amore di Dio come misura “pigiata scossa e traboccante” riversata nella nostra vita (cf. Lc 6,38).
Tommaso d’Aquino lo spiega così questo mistero nella sua Summa teologiae: “quando Dio opera con misericordia non agisce contro la sua giustizia, ma compie qualcosa oltre i limiti della giustizia» (Summa Theol., I, q. 21, a.3).
Per dirla con un immagine biblica, quando il Padre della parabola riabbraccia il figlio perduto nella propria casa non ferma il suo amore nel solo abbraccio ma fa “di più”, lo lava, lo riveste, gli dona i calzari, mette persino l’anello al dito, ed infine fa festa. lo scandalo del fratello maggiore (e anche il nostro che leggiamo oggi quella parabola) è suscitato proprio da questa risposta d’amore non dovuta, non richiesta dalla pura giustizia umana. Tutto il Nuovo Testamento è testimone di questo modo di agire.
L’amore di Dio è perciò sempre sovrabbondate. É oltremisura, ecco perché il suo rifiuto produce giustamente l’inferno.
Rifiutare chi muore per te non può che generare dannazione.
Tutto l’agire trinitario è così: misericordioso, sovrabbondante, inaspettato. Un agire che questa nostra modernità ha messo al bando e dove l’idea stessa di gratuità senza corrispondenza è sospetta ed inutile.
A noi, uomini e donne fatti a sua immagine, non resta altro che imitare questo agire. Non ci resta che “essere misericordiosi come il Padre è misericordioso” (cf. Lc 6,36). Così li dove il nostro amore diverrà vivo, concreto e oltre misura, il Dio dei cristiani finalmente apparirà più visibile su questa terra.
Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia su quanti lo temono | Sal 103,11.