Poniamo subito una distinzione:
il fatto che Dio, il Dio dei cristiani sia l’Unico Dio, non deve portare alla conclusione che sia un Dio solitario. L’unità in Dio non coincide con l’unità omologante e piatta del numero “1”; non è mai una vaga unità indifferenziata e amorfa, ma piuttosto è quella viva e vera che la teologia ha scoperto – a partire dalle parole di Gesù – nell’amore che le tre divine persone eternamente si comunicano.
L’unità in Dio coincide con l’atto vivo dell’amore divino, l’amore originario e fontale perché eterno. In questo amore appare al nostro cuore e alla nostra mente la concreta Unità delle tre divine persone. Dio, si dice, è Unitrino.
I Tre sono dunque l’Unico Dio e la Trinità è quella che scaturisce dall’unità della divina natura, l’unità posseduta perfettamente dal Padre dal Figlio e dallo Spirito Santo, e tale unità non si produce per aggiunta ma deriva dall’essenza di questo nostro Dio. É l’Unità concreta e perfetta delle relazioni di paternità, figliolanza, ispirazione (attiva e passiva).
Così Dio, il Dio dei cristiani è fin dal principio un mistero di comunione e di unità, comunione dell’Amore e per questo unico.
San Tommaso d’Aquino, in un passaggio della Summa Teologica, ci ricorda questa visione, che corregge nella nostra mente quel pensiero che vede dio come uno che vive come un semplice uomo, da solo ed isolato, in qualche parte dell’Invisibile. Tommaso dice: “.. bisogna evitare di dare a Dio il nome di solitario”… perché Dio non quello che noi pensiamo ma quello mostratoci da Gesù. É il Dio rivelato non il dio pensato.
Ecco perché non possiamo camminare nel mondo isolandoci da tutti, vivendo solo per se stessi. Dio chiama ad amare, ad essere per Lui e per glia altri ed è proprio questo essere verso gli altri la nostra prova esistenziale, è proprio l’esser per gli altri nella verità il nocciolo dell’etica cristiana. Da una parte abbiamo scritto nel nostro DNA dell’esistenza la verità della relazione che si deve manifestare come amore. Dall’altra l’amore si deve comunicare senza il peccare. Amore, come dono di sé perfetto e completo, rifiuta essenzialmente il male.
Così, alla fine, Dio non è solitario e l’uomo creato a sua immagine non può esserlo neanche, pena la perdita della sua verità. La relazione ci appartiene come costitutiva del nostro esistere.
L’unità originaria dell’amore in Dio diventa così la ragione, il modello e la causa, del nostro cammino di amore nel mondo. Senza questo sguardo verso questo Dio l’uomo si scopre poverissimo, omologato, incapace di donare se stesso.
Qui e solo qui è vinta ogni attribuzione di violenza ai credenti del Dio dei cristiani.
Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?» Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi».