Il nostro Dio, il Dio dei cristiani e siccome è l’unico Dio è Dio di ogni uomo, è colui che non è rimasto chiuso in se stesso, ma si è mosso verso l’uomo cercando la sua salvezza attraverso Gesù e lo Spirito Santo. Nella lettera ai Galati (Gal 4,4-7) Paolo ci ricorda che il Padre dei cieli ha inviato il Figlio suo e lo Spirito Santo perché anche ogni uomo divenga figlio, non per natura ma per adozione, e venga guidato lungo la sua storia dalla luce e dal calore dello Spirito Santo. Così ogni uomo ricevendo il Figlio e lo Spirito Santo inizia ad amare Dio sopra ogni cosa e i fratelli come se stesso, iniziando il suo personale cammino di salvezza.
Il cristianesimo è infatti per questo motivo una religione salvifica e non una pura gnosi.
Così l’agire del Dio Trinità (actio ad extra) possiede la caratteristica di essere una agire in comunione, un agire che riflette la sua misteriosa essenza di essere un Dio unico in tre persone. L’agire di Dio fuori di sé riflette il suo mistero interno, e per questo il Verbo e lo Spirito Santo agiscono sempre unitariamente, senza contrapposizione o indipendenza.
Anche quando si parla di azioni proprie e specifiche del Figlio (Incarnazione) e dello Spirito (Inabitazione dello Spirito Santo), la nostra santa fede insegna che tutto ciò accade sempre in comunione con tutte e tre le persone divine.
L’agire di Dio non è dunque un agire indifferenziato o peggio ancora confuso, perché le divine persone che sono realmente distinte ed operanti, agiscono sempre in unità senza contrapposizione e in perfetta sinergia l’una dalle altre. Dio, per così dire, non agisce mai contro se stesso, contro la sua natura che è communio, ma il suo agire ad extra è meravigliosamente ed armoniosamente ordinato in una comunione di intento e di azione verso il medesimo fine: rivelare se stesso e ammette l’uomo alla comunione con sé.
Ora sorprendentemente questo modello d’azione divina può divenire anche per noi un vero esempio da imitare.
Il nostro agire in quanto Figli nel Verbo animati dall’amore dello Spirito Santo, non è strutturato in vista di una contrapposizione e eliminazione dell’altrui agire, ma piuttosto della comunione operativa.
Nell’ordine spirituale che Dio ha stabilito per ciascuno di noi, secondo l’insegnamento di Paolo (cf. 1 Cor 12), c’è la radice di questo grande ordine dell’agire umano. Paolo lo vede fondato e giustificato nel dono di Dio o meglio nello sviluppo di quei carismi personali e di quei talenti che una volta riconosciuti come tali e accresciuti fino all’eccellenza plasmano l’interno nostro modus operandi. Carismi e talenti personali, sono via e limite delle nostre azioni, lì dove c’è retta conoscenza e retta morale, non si contrappongono mai per eliminarsi e prevaricarsi, ma sono fatti fin dal principio l’uno per aiutare l’altro.
Anche così Dio, come buon direttore d’orchestra e dispensatore misterioso dei suo doni, agisce e dirige la storia degli uomini attraverso tutti coloro che assecondano la vita dei suoi doni.