L’errore fondamentale: Dio non parla più | Pensieri

C’è un sottile errore che attraversa la mente di molti cristiani  e che crea un certa errata comprensione del cristianesimo: la Parola di Dio è fatta coincidere esattamente con la Scrittura tanto che non è possibile fare più nessuna distinzione tra Scrittura e Parola. Così, per loro, non c’è parola di Dio fuori dalla Scrittura e Dio, per così dire, non parla più oggi perché ha parlato nel passato. In definitiva Dio è solo quello di ieri.

In realtà già il Vangelo di Giovanni ci avvisa di quella differenza tra parola e scrittura, quando afferma che le cose che Gesù ha detto e fatto, sono infinitamente di più di quelle che in seguito sono state scritte per ispirazione. Gesù infatti operò moltissimo, come una cascata di grazia sul mondo, ma solo un parte di quelle cose sono state raccolte e scritte dall’apostolo che Gesù amava. Giovanni, alla fine del suo vangelo, ci confida che il mondo stesso non potrebbe contenere tutti libri se fosse stato scritto tutto ciò Gesù ha fatto e detto  (cf. Gv 21,25).

Gesù infatti non è un libro ma una persona e lui vive oggi (veramente oggi) mediante lo Spirito Santo. Gesù è il Vivente (Ap. 1,18) egli vive ed è presente nella nostra storia ma il suo essere non coincide esattamente con un suo ricordo attestato in un libro, Egli è più di un ricordo scritto, anche se quel ricordo è autentico,  è più ed oltre un libro silenzioso.

Così mentre per molti la Parola di Dio è solo la Scrittura Sacra, per i cristiani la Parola di Dio è non una carta scritta e muta, ma è la persona eterna del Verbo incarnato, Gesù il Cristo. la Scrittura è semplicemente la sua testimonianza scritta per ispirazione dello Spirito Santo e che la Chiesa, come Madre che conosce ciò che proviene da lei, ha riconosciuto come verace ricordo del Signore.

Ma ciò che riempie di stupore e di intima gioia è leggere in un documento dell’ultimo concilio che: “Dio, il quale ha parlato in passato non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell’Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza” (Dei verbum, 8).

Dio non cessa di parlare con la sua Chiesa, sposa del Verbo, non cessa di parlare attraverso il Vangelo e mai contro il suo senso. Dio non cessa di parlare perché, se così fosse, cesserebbe di essere Verbo vivente, cesserebbe di essere Dio. Perciò Dio parla, non per dirci cose diverse da Gesù, ma parla per ricordarcelo.

Ecco perché Dio parla ancora oggi ed è qui la nostra gioia, una gioia che ci sorprende e ci invade nell’intimo. Ci parla oggi attraverso una presenza invisibile, che è propria del sacrificio della messa, nella persona dei sacerdoti e nei sacramenti soprattutto nell’eucaristia. É presente in quella parola conforme al Logos detta da ogni buon cuore come pure quando nella Chiesa si prega e si legge la sacra Scrittura,  (cf. Sacrosantum Concilium 7).

La bellezza del nostro Dio, il Dio di ogni uomo, è quella di avere per tutti una parola sua nell’intimo come attrazione e nell’orecchio come correzione e orientamento. Egli sempre, come nei giorni dell’Eden è il Dio che ci stana e pronuncia il suo “dove sei?” (Gn 3,9)  in ogni tempo, in ogni luogo, ad ogni uomo.

 

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