Sul silenzio di Dio | Joachim Jeremias (1900-1979)

Nel 110 dell’era cristiana, circa venti o trent’anni dopo la composizione del Vangelo di San Giovanni, scoppiò ad Antiochia una persecuzione dei cristiani. Il vescovo della città fu arrestato e condannato ad esser portato a Roma per essere gettato alle belve nell’arena. Mentre attraversava come prigioniero l’Asia Minore, le chiese locali inviavano dei messaggeri a salutarlo nel suo viaggio verso la morte.

Ignazio, tale era il suo nome, mandava a sua volta, in cambio, per mezzo loro, delle lettere alla chiese.

Queste lettere sono testimonianze impressionanti della fede cristiana. In esse, Ignazio scongiura le chiede di restare saldi nella fede e le ammonisce urgentemente a non tentare di liberarlo o di trattenere dal lodare il Signore crocifisso e risorto nell’arena, nemmeno di fronte alle belve in carne ed ossa.

Nella lettera di Magesia, Ignazio parla di Cristo come della Parola di Dio: “Gesù Cristo, che è il verbo di Dio che venne avanti dal silenzio” (Mag. 8,2).

Ignazio parte dal presupposto che Dio taceva prima di inviare Gesù Cristo. Il Silenzio di Dio è una nozione che ebbe origine dal giudaismo, dov’essa era collegata all’esegesi di Gen. 1,3: “E Dio disse: sia la luce”. Che cosa c’era prima che Iddio parlasse, si chiedevano i rabbini, e la loro risposta era: il silenzio di Dio. Il silenzio che precedette la rivelazione di Dio nella creazione precedette anche la rivelazione della sua collera contro il faraone e ricorrerà di nuovo prima della nuova creazione.

Inoltre nel mondo ellenistico il Silenzio divenne simbolo della più alta divinità. Abbiamo persino una preghiera al silenzio. Nel grande papiro magico di Parigi, la cosiddetta Liturgia di Mitra (IV sec. d. C.), il mistico che, nella sua via al cielo, è minacciato da divinità e forze stellari ostili è consigliato di mettere il dito sulle labbra e di chiedere aiuto al Silenzio pregando:

Silenzio, Silenzio, Silenzio, – simbolo dell’eterno, immortale, Iddio – prendimi sotto le tue ali, Silenzio.

Preghiera commovente! Dio è silenzio. Egli è totalmente lontano e non parla. Egli è un Dio nascosto. A quell’insondabile silenzio l’uomo può soltanto levare le ma i e gridare: “Prendimi sotto le tue ali Silenzio”.

É dunque in un mondo che conosceva il silenzio di Dio e lo vedeva come un segno della sua inesprimibile maestà che il messaggio della chiesa cristiana risuona: Dio non è più silenzio, egli parla. É vero, egli ha già agito: egli rivelò il suo potere eterno mediante la creazione, egli fece conoscere la sua santa volontà, egli inviò i suoi messaggeri, i profeti.

Ma nonostante ciò egli rimase pieno di mistero, incomprensibile, imperscrutabile, invisibile, celato dietro i i principati e le potenze, dietro le tribolazioni e le ansietà, dietro una maschera che erta tutto quanto si poteva scorgere.

Nondimeno Dio è sempre rimaso nascosto. Ma c’è un punto in cui Dio si tolse la maschera; una volta egli parlò distintamente e chiaramente. Ciò avvenne in Gesù di Nazareth e ciò avvenne, soprattutto sulla croce.

Ecco come la gioiosa confessione del prologo del Vangelo di San Giovanni dev’essere risuonato agli orecchi di quanti lo udirono per la prima volta: Dio non tace più. Dio ha parlato. Gesù di Nazaret è la Parola, è il Verbo con cui Iddio ha rotto il suo silenzio.

 

(J. Jeremias, Il messaggio centrale dei Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 1992, 90-93).

 

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