Ma di cosa siamo fatti? Cosa intreccia la nostra carne e il nostro spirito in una unità così profonda? E cosa muove la vita verso un cammino nobile e santo?
“Ad immagine di Dio li creò”, dice la prima pagina della bibbia. Per questo, Noi, in qualche modo riflettiamo ciò che ci oltrepassa. Siamo fatti da quel mistero di unità e comunione – Padre Figlio e Spirito Santo – che non rende tutto piatto, identico, perché crea persone differenti. Ma questa ‘Immagine somigliante’, che siamo noi, deriva dalla Parola di Dio. Si, Dio ci ha fatti parlando. “E Dio disse” e l’uomo fu. Ecco: noi siamo fatti di quella Parola;
forse per questo nel nostro spirito e nella nostra carne, abita il desiderio, la nostalgia di riascoltare in ogni parola udita, quella prima grande Parola, l’unica che ha il potere di crearci e ricrearci continuamente. Dì soltanto un parola e noi saremo salvi, il cristiano ripete in ogni Messa. Forse per questo anche le parole degli uomini, sono così importanti per noi… le parole, le parole parlanti, le parole vive.
Credo dovremmo renderci conto che le parole degli altri non sono semplici suoni, possono invece diventare luci, spade, proiettili, carezze, ma certamente non sono cose innocue. Potremmo aggiungere che già il nostro corpo e il nostro spirito è carta, libro, tavoletta di cera, su cui sono scritte le parole degli altri, le parole del mondo. Quelle che scrivono e addirittura, quelle che squarciano il foglio. E poi? Anni per dimenticare parole udite e anni per vivere nuove parole da dire e dette.
Questa scrittura del mondo su di noi è inaggirabile. Parole di odio, di amore, di buio o di speranza. Parole che ci aprono facendo emergere il vero o il falso che è in noi e parole che ci chiudono, ci richiudono un uno spazio di esistenza angusto. Parole che ci fanno male, che ripetendosi hanno il potere di ricacciarci in quello stato che già i medievali chiamavano melanconia e che noi, oggi, definiremmo depressione. L’esperienza della parola detta e udita è così fondamentale che lo stesso Gesù nei vangeli afferma che di ogni singola parola infondata dovremmo rendere conto alla fine della nostra vita ( Mt 12,36).
Ecco perché fin da piccoli dovremmo allenarci a saper ascoltare. Gesù stessono dice: “Fate attenzione a come ascoltate” (Lc 8,18). Senza filtri e senza interiorità si diventa preda del manipolatore di turno.
Noi siamo i guardiani della porta del cuore nostro al tempo stesso cercatori di parole autentiche, fin dall’infanzia. Noi cerchiamo parole chiare e semplici, positive ricchi di speranza, che non lanciano solo gridi di allarmi e pericoli, ma sanno parlare del bene, delle cose positive, di ciò che è santo, giusto, nobile.
Infondo, nella parola, nelle parole degli altri, noi cerchiamo un incontro con Colui che ha il potere di salvarci, ma questa è un altra storia…
Beate quelle bocche la cui voce parla dall’innocenza e dal cuore puro. Amen, amen.