“Sarebbe un errore il credere che la dottrina si acquisti più nella solitudine fra libri che nella conversazione fra gli uomini dotti.
Perciò è sentenza filosofica e la prova lo dimostra, che meglio s’apprende la dottrina per le orecchie che per gli occhi, e che non accadrebbe consumarsi la vista e assottigliarsi le dita nel nel rivolgere i fogli degli scrittori, se si potesse avere di continuo la presenza loro, e ricevere per l’orecchie, quella viva voce la quale con una ammirabile forza, si imprime nella mente.
Oltreché imbattendosi nel lèggere in qualche oscura difficoltà, non potete pregare il libro che ve la dichiari, e ci conviene talora partire dal malcontento dicendogli: “Libro se non vuoi essere inteso io non ti intenderò!”.
E dal che potete riconoscere quanto più util cosa sia il parlare coi vivi che coi morti”.
(Stefano Guazzo La civil conversazione, 1574 | 43° edizione)