Non c’è dono piú grande dell’aiutare una persona a individuare il suo potenziale e del creare le giuste condizioni perché questo potenziale si sviluppi.
Nel mondo un altissimo numero di bambini non realizzerà mai il proprio potenziale a causa della povertà, dell’analfabetismo o del lavoro minorile a cui sono costretti. Ma anche nei Paesi ricchi con tanto di istruzione obbligatoria sono molti i bambini che non tradurranno mai in realtà il loro potenziale. In questo caso o perché vengono pompati e messi sotto pressione troppo presto (ricordatevi della corteccia frontale, che non raggiunge il pieno sviluppo fino a venticinque anni), o perché nessuno prova ad aiutarli.
Tutti i bambini sono bravi in qualche cosa, e tutti i bambini in genere si divertono a fare le cose in cui riescono bene. Questo divertimento indica che il talento, una volta identificato, potrebbe servire da utile guida per la scelta di un’occupazione o di una carriera.
Mettere vostro figlio a contatto con vari stimoli e tipi di attività, facendo attenzione a cogliere i segni di una risposta entusiasta, non è in fondo cosí difficile. Ma sono incredibilmente pochi i genitori che aiutano i figli a riconoscere i propri talenti naturali.
Tra i miei amici e colleghi, spesso super-istruiti e intellettualoidi, ci sono troppi genitori che impongono ai figli il proprio ideale di carriera o di stile di vita. Ne ricordo uno che immaginava, senza la minima prova a sostegno, che il suo pargoletto di tre anni fosse destinato a diventare un pianista di livello mondiale (dieci anni piú tardi il figlio si rifiutò per sempre di continuare a studiare lo strumento). Le sue vere passioni, per quello che sembrava a me, erano la cucina, il campeggio e l’orienteering. Un altro conoscente ignorò la passione della figlia per l’ingegneria e la costrinse a scegliere scuole e università a indirizzo letterario; il risultato è stato una ragazza risentita e frustrata, che poi comunque, diventando un idraulico, ha aggiustato le cose.
…Il trucco è scoprire che cosa vi piace fare e per che cosa siete portati, e poi darci dentro.
(Hedit Hall |1959 – | Docente di Lettere classiche al King’s College London)