“Benjamin cita il noto proverbio latino habent sua fata libelli (i libri hanno il proprio destino). Secondo lui il libro ha quindi una sorte in quanto cosa, proprietà di qualcuno.
Un ebook non è una cosa, bensí un’informazione. Dispone di uno status ontologico ben diverso. Utilizzarlo non equivale a un possesso, ma a un accesso. Nel caso dell’ebook, il libro viene ridotto alle sue informazioni ed è privo d’età, luogo, lavoro manuale e proprietario. Gli manca del tutto quella lontananza auratica dalla quale ci può parlare un destino individuale.
Il destino non rientra nell’ordine digitale. Le informazioni non hanno né fisionomia, né destino. Non consentono nemmeno un legame intenso. Non esiste una copia per uso personale dell’ebook. È la mano del proprietario a dotare il libro di un volto inconfondibile, una fisionomia. Gli ebook sono privi di volto e di storia. Vengono letti senza mani.
Nello sfogliare è insito quell’elemento tattile costitutivo di qualsiasi relazione. Senza contatto fisico non emergono legami.”
(Byung-chul Han, Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale. Einaudi, 2022, 192)