“Le materie umanistiche fanno paura (al consumismo | ndr.) perché rendono l’uomo più libero, meno omologato; aumentano la biodiversità e quindi rendono ricca la comunità umana.
L’arte ha in questo un’importanza fondamentale. La storia dell’arte e la musica dovrebbero essere insegnamenti fondamentali nella scuola, non tanto o almeno non solo come informazione, ma come educazione a pensieri diversi. Spesso le stesse biografie degli artisti, con le loro difficoltà di vita, le loro diversità, hanno un alto valore educativo, perde indicano la possibilità di percorrere strade diverse, di coltivare pensieri e atteggiamenti ribelli, di sfuggire alla logica di ingranaggio della macchina globale.
Io penso che il mondo attuale abbia un bisogno estremo di un pensiero ‘irriverente’, diverso, originale e spesso creativo anche se non ‘crea’ prodotti destinati al mercato. L’artista e lo scienziato hanno sempre un pensiero irriverente, è il loro mestiere avere pensieri diversi, creare conflitti di idee, vivere per confrontarsi con i pensieri degli altri.
Socrate aveva certamente un pensiero irriverente anche dal punto di vista pedagogico, quando stimolava il giovane a pensare, a cercare da solo la propria verità, rifiutandosi di essere lui a comunicagliela. Anche per questo Socrate fu tarlo o, come si dice nel dialogo di Platone (Teeteto) tafano che punge e stimola il cavallo pigro della società.
Dante aveva un pensiero irriverente, come pure Galileo e Copernico, che misero il sole al posto della terra, […]
La strategia economica non uccide né esilia gli uomini dal pensiero irriverente: li isola, li ignora, li degrada economicamente, come si fa con gli insegnanti, con i ricercatori e anche purtroppo con i poveri, senza pietà”
(L. Maffeis, Elogio della lentezza, Il Mulino, Bologna 2014, 91-92)