No, non ero lì quel giorno.
Mi raggiunsero sul cellulare, all’altro capo c’erano Davide e Nicola. Mi riferirono: “Il papa ha letto ad alta voce il titolo del tuo libro, con il suo tipico accento tedesco… Teologia della Parola… sembrava compiacersi del tema che hai scelto…
Fui lusingato della cosa. Tra l’altro mi ritornò alla mente quando, poco più che ventenne, mio fratello Massimo mi regalò quello che fu – forse – il suo libro più famoso: “Introduzione al Cristianesimo. Lezioni sul Simbolo Apostolico”; mi pare un buon libro per te, mi disse, potrai leggerlo con la curiosità di sempre…
In verità, cominciai a leggerlo dopo un po’, Quel volume dalla inconfondibile copertina verde, rimase fermo sul mio tavolo di lavoro per una decina di giorni. Poi lo aprì e iniziai a studiarlo. Fu sorprendente. Man mano che procedevo nella lettura, sentivo una certa corrispondenza interiore a quel modo di palare di Dio. Molte cose non le capivo, erano temi lontano da me, ma avevo l’impressione che fosse un dire corretto.
Non conoscevo quel teologo (dal cognome strano), ma mi piaceva. Sound good! Dicevo.
Molti anni dopo lo incontrai di persona a Roma, per caso. Quella sera teneva una lectio sul libro di Giona, in una affollatissima chiesa all’inizio di via della Conciliazione. Lo ascoltai con attenzione, senza nessuna fatica, fu come aver incontrato uno che già conoscevo. La sua parola lenta, garbata, ricca e profonda, mi sembrata familiare e soprattutto mi sembrava chiara.
In quegli anni, avevo già letto quasi tutte le sue pubblicazioni in lingua italiana, con qualche eccezione in lingua inglese e spagnola. Avevo percepito che il suo teologare andava ben al di là dei suoi libri. Il suo era un pensiero ampio che di volta in volta si precisava in una visione chiara e concisa, confluendo ora in un punto ora in una nuova questione.
Quel giorno, quel mio libro tra le sue mani, le mani di un papa teologo, fu per me come se avessi rimesso in gioco un po della mia ricerca teologica
In fondo, fu come aver restituito un dono che lui mi aveva fatto in tutti quei lunghi anni.