“Non bisogna mai assopirsi in una passiva accettazione di qualsiasi insegnamento; bisogna continuamente rendersi conto di ciò che si sta imparando, di ciò che si sta assimilando. Non volgiamo un’endosmosi incosciente del pensiero altrui. Vogliamo una revisione subitanea, cosciente e riflessa di ciò che si legge e di ciò che si ascolta.
Se tutto ciò che entra nel mio pensiero è fatto per dare unità al mio spirito e sviluppo alla mia attività, esso deve subito essere messo in armonia con le mie idee, con i miei bisogni spirituali: se questa armonia non è possibile crearla subito, devo isolare quella nozione disarmonica; devo circondarla di interrogativi e metterla quasi in disparte nel mio spirito, ché non ne turbi il funzionamento e la vita.
Il dubbio la difficoltà, il paradosso, la satira, la meraviglia non devono così essere padroni di me, ma io di loro.
Io li prendo e li domino, come posso,con la mia critica: critica scevra di pregiudizi, si, ma non di principi. La critica non è, come troppo spesso si suppone, l’assoluta libertà di giudizio, ma l’impiego prudente e coraggioso di indiscutibili e costringenti verità elementari; per cui una buona critica non è di per sé distruttiva, ma costruttiva, chiarificatrice; armata di audacia per scindere ciò che è scienza, da ciò che è metodo suo; ciò che è esperienza provata, da ciò che è principio o conclusione gratuita; ciò che è reale, da ciò che è definizione approssimativa; ciò che è reale, da ciò che è definizione approssimativa; ciò che è vero, da ciò che è seducente”.
G. B. Montini, Coscienza universitaria. Note per gli studenti, Edizioni Studium, Roma 2014, 38-39



