L’ammiratore infedele

Bisogna ricordarlo, il dono della parola di Dio e l’offerta della grazia di Cristo Gesù hanno una finalità intrinseca: conoscere il Dio vivo e vero e santificare il cuore dell’uomo. Dio trasforma non lascia l’uomo nel fango (cf. Gn 2,7).

Infatti, la rivelazione di Dio non è data per soddisfare la nostra curiosità o per far nascere una schiera di ammiratori della divina bellezza e basta. Il nostro Dio non ha bisogno di questo e noi non abbiamo il potere di accrescere colui che è già perfetto da sempre. Dio invece cerca praticanti della sua giustizia e della sua carità perché noi diventiamo perfetti in lui. A lui interessa la salvezza integrale dell’uomo, interessa che la sua volontà sia vissuta e non rimanga congelata in un libro chiuso o in una dichiarazione magisteriale, o ancora, in un freddo rito mentre la sua esistenza scorre  lontana dalla sorgente che dona verità a noi stessi.

A Dio non serve che l’uomo sia un ammiratore alla maniera degli ammiratori di questo mondo.

Egli cerca invece uomini e donne che permangano nella sua verità e con il tempo producano buon frutto. Uomini e donne che vivano in Lui e per i fratelli. Semplicemente. Egli cerca coloro che attraversano il visibile per giungere davanti a Lui.

E allora tutto il visibile (conforme al logos) va pensato come strada verso l’Invisibile che lo sorregge e lo anima, mentre vivere prigionieri della visibilità illudendoci che ciò sia tutto per noi è tradire l’essenza stessa del cristianesimo che ha scoperto nel soprannaturale (nell’Invisibile) la grande forza che trasforma il mondo e tutto ciò che contiene.

Così, alla fine, teologia, arte, musica, scienza, filosofia, insomma tutti i nostri pensieri pensati, possono e devono diventare mezzi messi a servizio dell’incontro tra l’Invisibile personale (Dio) ed il cuore dell’uomo. Ogni pensiero pensato può divenire in chi crede, spiegazione e promozione dell’unità e della comunicazione tra visibilità ed invisibilità, e nella misura in cui essi restano canali e non fini, strumenti senza trasformarsi in oggetti di culto idolatrici, possono e devono aprirci all’unico incontro che dona senso e speranza alla nostra povera vita. Persino le stesse azioni sacre che la Chiesa compie in nome di Cristo, potrebbero diventare vuote azioni, ostacoli al cambiamento del cuore, se ministri e gregge decentrano il loro interesse primario, spostandosi dall’incontro con la sorgente (Gesù nel Spirito) alla loro pura esaltazione.

Come il saggio che punta il dito verso il cielo e lo stolto che si ferma a guardare il dito e non il cielo.

Come in quel passo del profeta Ezechiele in cui Dio si lamenta del fatto che il suo popolo lo rifiuta ipocritamente fermandosi ad ammirare la bellezza ed il suono delle sue parole senza accettarne il messaggio. Quel popolo viveva di un ascolto spezzato e perciò rimase in superficie, ammirando falsamente un verbo umano ed emarginando quello divino: Ecco, (dice il Signore) tu sei per loro come una canzone d’amore, bella la voce e piacevole l’accompagnamento musicale. Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica” (Ez 33,32).

Dio non cerca ammiratori infedeli ma credenti che diano frutto. Tutto qui.

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