Si discute da secoli sul valore formativo per l’animo umano della poesia, delle narrazioni e dei racconti e più in generale di tutto ciò che con un linguaggio moderno chiamiamo letteratura. Leggere, si sa, è sempre un atto trasformativo, oltre che una fonte variegata di informazione sulla vita.
Risale addirittura alla Repubblica di Platone, il sospetto che nei cosiddetti poeti, e nel loro particolare uso della parola, si nasconda una perversa capacità di spingere l’animo umano non alla virtù ma alla passione ed ai vizi. Anzi, ad un certo punto della Repubblica, Platone afferma che questi scrittori o cantori della parola, le passioni insane, quelle che corrompono la nostra interiorità, ce le fanno propio amare, poiché ci spingono a fare ‘mimesi’, cioè ci spingono ad imitare e giustificare ciò che è male ‘uccidendo la parte razionale dell’anima’ (Repubblica, libro X). I poeti perciò sono responsabili, perché nascondono il vero e non edificano nella verità.
La storia della filosofia ci ricorda ancora la straordinaria forza dei sofisti e del loro distorto uso della parola umana. In loro, più che la verità – il logos – conta il pathos, l’ammiccamento capzioso, il sentimento svuotato da ogni moralità.
Non si può dare interamente torto a Platone e ai suoi follower se oggi, 2500 anni dopo, in molte pubblicazioni e in altre narrazioni, come sono i film e le fiction, il gusto del buio, la descrizione accurata della disperazione umana e del suo non senso, prevale sul resto. Spesso non si riesce proprio a scorgere un po’ di luce rassicurante o qualche direzione di vita positiva. Tutto appare impossibile, spietato.
Io credo che oggi più che mai, abbiamo bisogno di interpretazioni corrette di fatti e narrazioni. Non basta raccontare ‘come vanno le cose’, non basta fare cronaca, bisognerebbe saper dare anche qualche criterio di interpretazione o giudizio su ‘come avrebbero dovuto essere’ quelle stesse cose. Ecco perché accanto a giornalisti e scrittori è necessario incontrare e praticare qualche figura di ‘maestri’ o di ‘saggi’. Abbiamo fame di maestri di luce oltre e accanto disincantati registratori di tenebra.
La realtà non è così negata, non siamo così ingenui, ma il mare agitato della vita può essere solcato solamente luminose navi di verità.
Ma non è tutto.
C’è tuttavia un altro passo da compiere nell’umano cammino verso la luce. Laddove regna il dubbio, la titubanza, dove affiora potente l’arroganza nel dire indiscutibilmente: ‘come stanno le cose’, dove la dignità delle persone e la stessa armonia del creato è messa in pericolo dalla nostra tracotanza, è necessario dialogare.
Da Socrate in poi è questa la strada maestra verso la verità. Alla parola va aggiunto il dialogo. Alla superficie va integrata la profondità.
Nei vangeli si dice di Gesù che Via Verità e Vita. Ma ciò non toglie affatto che lui stesso, il Logos, parla con gli uomini oltre che insegnare, dialoga oltre che annunciare. Con Nicodemo, con la samaritana, Gesù mostra una verità non arrogante. Spesso risponde a domande, argomenta, fa esempi chiarificatori. Persino la Vergine Maria, dialoga con l’angelo il giorno della sua annunciazione. Un dialogo certamente di diverso tipo, poichè chi parla è Dio attraverso l’angelo. Ma per poter fare, per poter lasciar fare, bisogna sicuramente anche capire cosa fare o lasciar fare!
L’espressione antica che voleva il maestro ‘chiarissimo’, indica esattamente questa dimensione. Il maestro o il professore è ‘chiarissimo’ solamente perché dopo aver a lungo dialogato e soppesato ogni cosa raggiunge alla fine la semplicità dello sguardo sul vero. Qui il Maestro diventa se stesso: diventa colui che consegna i mattoni della conoscenza, attraverso i quali possono costruirsi grattaceli e allo stesso tempo, riesce a purificare lo sguardo di chi legge l’esistente e la vita vissuta nei libri e nella storia.
I maestri sono quelli che non si fermano in superficie ma vanno in profondità, arrivano alle radici della cose, e per questo sono donatori della materia prima, senza della quale non è possibile costruire legami di luce forti e stabili. Essi sono coloro che regalano le chiavi delle porte della luce. Sta noi poi attraversarle verificando di persona la loro verità.
Ciò che è scritto e ciò che è vissuto, mediante ciò che è detto, diventa così per noi, possibilità di luce e di speranza.



