Elogio dell’amicizia | Aelredo di di Rievaulx (1110 – 1167) monaco anglosassone

 “Nelle cose umane, infatti, non possiamo desiderare niente di più santo e di più utile; niente è più difficile da trovare, niente si può sperimentare di più dolce e niente è più ricco di frutti.

L’amicizia, infatti, porta i suoi frutti nella vita presente e in quella futura. L’amicizia dà gusto, con la sua soavità, a tutte le virtù, con la sua forza seppellisce i vizi, addolcisce le avversità, modera la prosperità, così che senza un vero amico quasi niente tra le cose umane può essere fonte di gioia. Un uomo senza amici è come una bestia, perché non ha chi si rallegri con lui quando le cose gli vanno bene; non ha chi condivida la sua tristezza nei momenti di dolore; gli manca uno con cui sfogarsi quando la mente è angustiata per qualche preoccupazione, o qualcuno cui poter comunicare qualche intuizione geniale o più luminosa del solito.

Guai a chi è solo, perché se cade non ha chi lo sollevi. Colui che è senza amici vive nella solitudine più totale.

E invece, quale felicità, quale sicurezza, quale gioia avere uno “con cui tu abbia la libertà di parlare come a te stesso”, uno cui poter confidare senza timore i tuoi sbagli, uno al quale poter rivelare senza arrossire i tuoi progressi nella vita spirituale, uno cui affidare tutti i segreti e tutti i progetti del tuo cuore! Cosa può esserci di più gioioso dell’unione di un animo con un altro, di due che diventano uno al punto che sparisce la paura della prepotenza, o il timore indotto dal sospetto, e la correzione di uno non fa soffrire l’altro, né la lode può essere presa come adulazione?

Un amico, dice il Sapiente, è una medicina per la vita.

Eccellente, davvero! Non c’è, infatti, in tutto quanto può capitarci in questa vita, medicina migliore, più valida o più efficace per le nostre ferite, che l’avere un amico che venga a dividere con noi i momenti di sofferenza e i momenti di gioia, così che spalla a spalla, come dice l’Apostolo, portiamo gli uni i pesi degli altri, meglio, uno sopporta più facilmente i propri mali che quelli dell’amico.

L’amicizia, dunque, “rende più splendida la buona sorte e più lievi le avversità condividendole e mettendole in comune”. L’amico è veramente una medicina eccellente per la vita. Su questo concordano anche i pagani, i quali dicevano: “molto spesso ci serviamo più dell’amico che non dell’acqua o del fuoco” In ogni azione, in ogni progetto, nelle certezze e nei dubbi, in qualsiasi evenienza, in qualsiasi occasione, in segreto e in pubblico, quando abbiamo bisogno di un consiglio, in casa e fuori, dovunque, l’amicizia fa piacere, l’amico è necessario, il suo aiuto è prezioso.

Gli amici, come dice Cicerone, “sono presenti anche se sono assenti, sono ricchi anche se poveri, sono forti anche se deboli e, cosa ancor più difficile, anche se morti, vivono”. L’amicizia, quindi, è la gloria di chi è ricco, la patria di chi è in esilio, la ricchezza di chi è povero, la medicina di chi è malato, la vita di chi è morto, la grazia di chi è sano, la forza di chi è debole, il premio di colui che è forte.

Questo è l’onore, il ricordo, l’apprezzamento e il rimpianto che si accompagna agli amici, a coloro la cui vita ci appare degna di lode, e la morte preziosa.

Ma c’è ancora una cosa che supera tutte le precedenti: l’amicizia è a un passo dalla perfezione che consiste nell’amore e nella conoscenza di Dio, cosicché un uomo, in virtù dell’amicizia che ha verso un altro uomo, diventa veramente amico di Dio, secondo quanto dice il Signore nel Vangelo: “Non vi chiamo più servi, ma amici”.

(Da: L’ Amicizia Spirituale)