” Ogni scuola [filosofica – ndr] rappresenterà dunque una forma di vita, specificata da un ideale di saggezza.
A ogni scuola corrisponderà così un atteggiamento interiore fondamentale: per esempio la tensione per gli stoici, la distinzione per gli epicurei; un certo modo di parlare: per esempio una dialettica martellante per gli stoici, una retorica abbondante per gli accademici. Ma soprattutto in tutte le scuole saranno praticati esercizi destinati ad assicurare il progresso spirituale verso lo stato ideale della saggezza, esercizi della ragione che saranno, per l’anima, analoghi all’allenamento dell’atleta o alle cure di una terapia medica.
In termini generali, consistono soprattutto nel controllo di sé e nella meditazione.
Il controllo di sé è fondamentalmente attenzione a se stessi: vigilanza tesa nello stoicismo, rinuncia ai desideri superflui all’epicureismo. Implica sempre uno sforzo di volontà, dunque una fede nella libertà morale, nella possibilità di migliorare, una coscienza morale acuta, affinata nella pratica dell’esame di coscienza e della guida spirituale, e infine, dagli esercizi pratici che specialmente Plutarco ha descritto con notevole precisione: controllare la collera, la curiosità, le proprie parole, il proprio amore della ricchezza, cominciando ad esercitarsi nelle cose più facili per acquistare a poco a poco un’abitudine stabile e solida.
Soprattutto l’esercizio della ragione è meditazione: d’altronde etimologicamente i due termini sono sinonimi. Diversamente delle meditazioni di tipo buddistico dell’Estremo oriente, la meditazione filosofica greco-romana non è legata ad un atteggiamento corporeo, ma è un esercizio puramente razionale o immaginativo o intuitivo.
Le sue forme sono estremamente varie.
In primissimo luogo è memorizzazione e assimilazione dei dogmi fondamentali e delle regole della vita della scuola. Grazie a questo esercizio, la visione del mondo di colui che si sforza di progredire spiritualmente sarà interamente trasformata. Specialmente la meditazione filosofica sui dogmi essenziali della fisica, per esempio, la contemplazione epicurea della genesi dei mondi nel vuoto infinito, o la contemplazione stoica dello svolgimento razionale e necessario degli avvenimenti cosmici, potrà ispirare un esercito dell’immaginazione in cui le cose umane appariranno scarsamente importanti, nell’immensità dello spazio e del tempo”
P. Hadot, Esercizi spirituale e filosofia antica, Einaudi, Torino 2015, 14-15.