Il silenzio è la vera origine della parola come l’invisibile la vera casa del visibile. E mentre la chiacchiera genera chiàcchiera, il silenzio produce il verbo.
Ho osservato con meraviglia come ogni parola buona, corretta, bella, è quasi sempre generata da un prolungato silenzio interiore, il quale ha la caratteristica di essere, calmo, costante, vivo, quasi senza movimento. Esso non è propriamente uno spazio vuoto ma piuttosto una presenza che riempie ed invade. Una forza che conquista ogni parte del nostro intimo e del nostro spirito. Quel silenzio è, semplicemente, la presenza di Dio in noi. Con Lui le cose stesse, le persone, le intenzioni, acquistano significato, vengono interpretate in una nuova luce, diventano significative, e rimettono ogni cosa in ordine.
Vive il silenzio è come fare un “defrag” alla nostra vita. Toglie il di più, organizza il buono, prepara una nuova disposizione in vista di un nuovo movimento della nostra intelligenza.
Le parole buone, vere, nascono nel silenzio e sono pronunciate sul suo limite, e dopo averle pronunciate ritornano ad abitare in esso per diventare ancora più belle e più vere. Ogni volta che s’immergono in esso si trasfigurano e ogni volte che sono dette portano in sé la presenza del Signore.
Ho osservato a lungo la relazione tra parola e silenzio e sono convinto che quest’ultimo è il grembo mai sterile del nostro linguaggio. Il pungolo che lo trasforma, il vento che lo scuote, la casa che custodisce la direzione della nostra vita.
sant’Ignazio di Antiochia (Lettera ai Magnesii, VIII, 2) pensa che addirittura il Cristo Signore sia “Il Verbo uscito dal Silenzio” , per lui il silenzio non è assenza di suono ma contemplazione di Dio. Egli pensa il Verbo eternamente rivolto verso il Padre che gli “mostra” così, senza distrazioni né diminuzioni il suo essere e la sua stessa vita.
Dal silenzio il Verbo.
Dal Verbo al silenzio….
