“L’amore non si vanta.
Chi ama non chiacchiera. Infatti nella cincia boriosa si trova non soltanto l’ingenuo mettere in risalto se stesso, ma anche il disprezzo inavvertito e segreto del prossimo, anzi, in fondo, addirittura un nascosto disprezzo di Dio, in quanto dispensatore dei doni e dei favori.
L’amore è molto obbiettivo, poiché ama la realtà e non l’adombra con una vana e superficiale esagerazione di ogni genere, tanto meno con l’esaltazione del proprio agire e del proprio essere. Per questo chi ama è così raccolto e parco di parole. Ama, e questo dice abbastanza.
L’amore non si gonfia d’orgoglio,
come per esempio lo ‘gnostico’, il ‘teologo’, che dal punto di vista cristiano e mondano sa tutto e nel sapere crede di avere tutto a disposizione. Questo ‘gonfiarsi’ riguarda piuttosto il comportamento errato e la disposizione di spirito fondamentali dell’uomo che – in una parola – si ‘edifica’ da se stesso. Costui vive nella paura di non essere sufficiente e dell’ambizione di riempire l’esistenza con la propria pienezza, una pienezza che però non possiede. In questo modo egli non fa che aumentare la propria vacuità e rende la sua vita un qualcosa di vuoto e di privo di verità.
L’amore invece lascia l’uomo quello che è. Esso non conosce né paura, né invidia. Chi ama si dona così com’è. Non ha il tempo, né l’occasione di far diversamente e tanto meno ha lo sguardo rivolto a se stesso. Egli se ne sta con l’atteggiamento di chi cammina via veloce e durante il ‘cammino’ dimentica se stesso, senza però trascurare decoro e proprietà.
L’amore non opera nulla di sconveniente.
L’amore non si lascia andare, come si suol dire, sebbene proceda veloce. Non è cosa strana, che dell’amore, proprio dell’amore di Dio, dato nei nostri cuori in Cristo Gesù, attraverso lo Spirito Santo, si sottolinei il fatto che esso rispetta il decoro? Questo termine insieme ad altri, riguarda tutti ciò che tocca la purezza interiore ed esteriore fino all’intimo ordine e bellezza. L’amore conosce castità e conosce disciplina e misura, ma conosce anche leggiadria e grazia. Esso ha uno splendore amabile. Anche nel pudore, nell’ordine, nel rispetto dei costumi, persino nelle convenzioni vi è un riflesso dell’oblio di sé”
(H. Schiller, “Sull’amore | I Cor 12 | in ID. Il tempo della Chiesa. Saggi esegetici, Il Mulino, Bologna 1965, 303)