Del potere malato nella vigna

Nella parabola dei vignaioli omicidi (Mt 21,33-43) è precisata la stabile tentazione di ogni lavoratore della vigna. In quel testo appare come la tragica illusione, da parte dell’uomo, di possedere una potere  libero da qualsiasi verifica umana e divina.

A guardar bene la cosa, in quel testo ci viene narrato quel possibile cambiamento che tocca cuore e gesti di coloro a cui è affidata la vigna del Signore.

Del Signore appunto.

Infatti non l’uomo ma il Padre l’ha piantata e fatta crescere ed è sempre lui ad affidarla senza mai cedere il suo possesso su di essa. Lui è sempre il Re di quel regno.

Ma quel testo ci svela ancora come il tempo può mutare le cose e può accadere che del cuore dei vignaioli cambi.

Può accadere che  lavorando giorno dopo giorno, essi mutino il loro sguardo trasformando la vigna in un feudo personale. La vigna diventa dell’uomo e non di Dio.

Qualcosa di simile era già accaduta con Giuda: In lui l’amore per cose e denaro aveva pian piano sostituito l’amore per il suo Maestro ed il chiamato divenne il traditore. Per vignaioli invece accadde che l’amore per la vigna si trasformò diventando non più di Dio, ma oggetto di gestione malata ed indipendente. Il loro cuore malato li fece convincere che strappata dalle mani del vero Padrone poteva diventare fonte di cibo e di guadagno personale.

Qui la tentazione di sempre.

Nella perdita del rapporto con il Dio padrone e giudice di ogni uomo si cela il dramma della trasformazione del senso di ogni apostolato, non più un servizio a ciò che non ci appartiene perché è affidato, un servizio a ciò che bisogna accrescere e custodire in vista dell’ultimo incontro, ma costruzione del proprio tenesse e della propria gloria.

Ma sbarazzatosi di Dio il dramma dei vignaioli diventa sempre più cupo, facendo diventare l’ipocrisia una l’inevitabile controparte del gioco.

La perdita di Dio infatti spinge l’uomo a dover lavorare di più. Enormemente di più, poiché ‘eliminando’  il protettore della vigna egli deve attrezzarsi oltremodo, diventando giorno dopo giorno più preciso ed efficiente. É lui adesso, a dove occupare tutto lo spazio di azione.  La vigna è ricade nel suo spazio di azione poiché Dio non c’è più. In questa luce anche scienza e tecnica perdendo l’interiore aggancio alla sapienza si mutano in strumento di organizzazione e conquista di cose e persone.

Ora l’uomo è davvero il solo ‘signore’, il solo ad agire.

Ma alla fine l’uomo è si al centro con la sua gloria, ma è al centro di un mondo che non gli dà più né gioia e né pace.

A Dio ora non resta altro che mostrare la sua verità ed il limite del potere umano proprio attraverso il fallimento di quel potere che pensa di eliminare l’agire di Dio.

 

..L’empio si vanta delle sue brame, l’avaro maledice, disprezza Dio. 

L’empio insolente disprezza il Signore:«Dio non se ne cura: Dio non esiste»;

 questo è il suo pensiero. 

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