Gesù lo dice nel quarto vangelo: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32).
La libertà infatti è data agli uomini che permangono nella parola di Gesù come parola di Dio e così ottengono la libertà.
Stare nella Parola significa liberarsi.
Ora – qui è il suo segreto – questa libertà non consiste nel tagliare la relazione con il mondo e con i fratelli. L’agire umano non è infatti pensabile senza un minimo di relazione sociale. Già Aristotele assegnava alla amicizia un valore superiore in chi ricerca la felicità, poiché anche se si posseggono molti beni compresi quelli della salute e della bellezza, essi non darebbero gioia se mancasse il bene dell’amicizia. Infatti l’amicizia è: “Radicalmente necessaria alla vita. Infatti, senza amici, nessuno sceglierebbe di vivere, anche se possedesse tutti gli altri beni; anzi si ritiene comunemente che siano proprio i ricchi e i detentori di cariche e di poteri ad avere il più grande bisogno di amici: infatti, quale utilità avrebbe una simile prosperità, se fosse tolta quella possibilità di beneficare che si esercita soprattutto, e con molta lode, nei riguardi degli amici? Ovvero, come potrebbe essere salvaguardata e conservata senza amici? Quanto più è grande, infatti, tanto più è esposta al rischio. E nella povertà e nelle altre disgrazie gli uomini pensano che l’unico rifugio siano gli amici. Essa poi aiuta i giovani a non commettere errori, i vecchi a trovare assistenza e ciò che alla loro capacità d’azione viene a mancare a causa della debolezza, ed infine, coloro che sono nel fiore dell’età a compiere le azioni moralmente belle: “Due che marciano insieme…”, infatti, hanno una capacità maggiore sia di pensare sia di agire” (Aristotele, Etica a Nicomaco, VIII,1).
Ma alla luce della parola di Gesù, ci appare al nostro spirito qualcosa di più profondo e di più grande quando parliamo dell’amicizia con Cristo.
Con Lui la libertà diventa uno stato dell’essere e una qualità dell’agire. Col Lui si diventa liberi agendo.
Con Lui la libertà è il termine che indica il frutto del cammino umano nel legame con Dio il quale mette in ordine ogni esistenza concreta per mezzo del suo dire, eliminando quei legami che schiavizzano perché impediscono l’obbedienza e d’altra parte abilitando altri legami che invece favoriscono e accrescono l’amore per il Signore della vita. Così legando la propria vita alla parola di Dio otteniamo il risultato di creare autentici legami col mondo e con gli uomini.
L’esperienza di schiavitù è esattamente l’esperienza di coloro che hanno perso il legame fondamentale con quel Dio che chiedendo l’obbedienza rende liberi.
Gesù l’ha detto. la Verità rende liberi.
E Lui amava molto Giovanni, Marta, Maria, Lazzaro, i dodici.
Egli aveva legami tuttavia era il Padre l’unico suo legame, l’unica fonte della verità di ogni suo legame, e non ha permesso che altri legami spezzassero ciò che era primo.
Gesù fu uomo libero, libero persino quando si legò dolorosissimamente alla croce, perché fu capace ancora di continuare ad amare coloro che in croce non ci furono mai stati. È veramente, solo chi abita la parola e perciò vive di relazioni umane autentiche.
Qui la bellezza segreta dell’essere e dell’agire cristiano.