Fede, lettura del mondo e resistenza del pensare | Pensieri

La crisi del pensare, di quel pensare alto ed allargato, genera alcune conseguenze tra le quali è di fondamentale importanza, la non percezione piena del senso delle cose e del vero in generale.

In questa ‘assenza’ di pensiero pensato, si produce una tragica decurtazione dell’uso dell’intelligenza, trasformandola in una sorta di strumento di potere sul mondo e sugli altri, tanto che  l’obiettivo proprio delle sue fatiche non è più raggiungere il vero, il buono e il santo, ma piuttosto l’utile, il necessario, l’economicamente valido. Pensare coinciderebbe allora coll’apprendere una procedura. capire come si fanno le cose e si realizzano scopi, come si raggiungono obiettivi, ma, questo è il vero dramma, senza che l’etica possa prendere la parola. L’etica infatti esige quella parte del pensiero pensato che noi abbiamo eluso preventivamente.

Così pian piano il fattuale così ha preso il sopravvento sul senso del vero, del bello, del gioioso e del buono, e ovunque si grida “tecnica!”, “procedura!”, “obiettivi!”, senza tuttavia percepire che non c’è più uno sguardo che trova riposo e un cuore che vive nella pace. In tale ‘assenza’ noi stessi veniamo ridotti a pezzi di un ingranaggio il cui grande ideatore ci sfugge e rimane sconosciuto.

Insomma dove c’è assenza di pensiero (pensato) il desiderio del bello, del nobile, del gioioso scompare in noi ed in definitiva nel mondo.

C’è dunque necessità di ridare cittadinanza a spazi di riflessione  pre-tecnica, schole in cui la fiamma del sapere disinteressato vive come vera madre dell’inutilità generatrice di bellezza.

C’è necessità di pensiero pensato in cui abita vigorosamente tutto “ciò che è buono e santo” che sta oltre, stabile,  come un ideale reale.

C’è necessità di scoprire la semplicità di quei principi che siamo vere anime del reale.

Che cosa ce ne facciamo di un’idea di verità in cui tutto si riduce alla precisazione del meccanismo dell’esistenza senza che appaia mai il perché ed il senso ultimo di ciò che vediamo?  A noi serve un’idea di verità che no stia lontana dal senso che emerge dal reale e che il Dio creatore ha posto in essa. Lì è l’inizio.

Proprio quella grande luce ci è vitale, perché il mondo che ci circonda non va subito o combattuto alla stregua di un nemico da dominare, ma al contrario va vissuto, amato, come la casa che ci è stata donata fin dal principio, una casa del sorriso e della gioia.

Proprio a questo livello la ragione allargata, illuminata dallo Spirito, che esige sempre degli spiriti liberi, diventa sic et simpliciter spazio di resistenza al male e fondamento della bellezza. Da una parte accrescerebbe la comprensione del senso del vero che il mondo e in definitiva Dio stesso ci offre nel visibile, dall’altro stabilirebbe un argine insormontabile agli slogan facili, alle soluzioni senza futuro, alle interpretazioni false e contrarie alla stessa vita dell’uomo.

Li dove c’è crisi del pensare l’uomo sparisce nelle sue più alte aspirazioni, mentre il pensiero pensato (cioè non semplicemente ripetuto o preso da altri) generato dal prolungato silenzio personale e nel dialogo aperto e rispettoso, è esso stesso possibilità di vita nuova. Li la nostra esistenza ha la possibilità di radicarsi in un etica amante della vita attiva ed operosa.

Così alla fine, ‘pensare’ diventa altra parola per dire “amare”, amare Dio, gli uomini, il creato.translationserviceonlineноутбук lenovoметаллические смартфоныгде лучшеru topodinопределение позиций сайта бесплатноооо полигонмакияж губ растушеванныйразвивающие игрушки для детей 1 года

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