Metanoia, oltre la perfezione esteriore | Angeliki Tzouvali-kariotoglou (1950 – )

Cristo, il buon pittore, attende di poter dipingere la propria immagine nel profondo del cuore di chi si volge a lui.

Il maligno, infatti, ha insozzato e distrutto tutto quanto l’uomo, anima e corpo, e all’uomo, quello vecchio e sudicio, impuro e nemico di Dio, ribelle alla legge di Dio (cf. Rm 8,7), ha fatto rivestire il peccato, affinché l’uomo non possa più guardare come vuole, ma guardi con occhio cattivo, ascolti con orecchio cattivo, abbia piedi veloci a compiere il male (cf. Pr 6,18), mani che operano iniquità (cf. Sai 6,9; 13,4) e un cuore che nutre pensieri malvagi (cf. Sal 57,3).

Il Signore chiama alla conversione, alla metanoia, al mutamento del noùs, cioè delle profondità del cuore. Là vi è l’uomo nascosto nel profondo del cuore (cf. IPt 3,4), quell’uomo chiamato a nuova vita in Cristo. I cristiani rivestiti dell’uomo nuovo e celeste, Gesù Cristo, possiedono altri occhi oltre ai loro, altre orecchie, un’altra testa.

E con questi “altri” occhi il discepolo del Signore legge la sua vita, la realtà, la storia vede i fratelli, gli uomini tutti con uno sguardo nuovo; ascolta con altre orecchie, impara a pensare con i pensieri stessi di Dio. E allora “altro” diviene il suo modo di vivere, di parlare, di agire rispetto a quello del mondo.

La diversità dei cristiani non sta dunque nelle sembianze e nell’aspetto esteriore, anche se molti ritengono che in questo consista l’identità propria dei cristiani e la differenza tra loro e il mondo, nelle apparenze e nell’aspetto, ma si ritrovano poi simili al mondo quanto al cuore e ai pensieri 

Molti, ricorda lo Pseudo-Macario, riducono la loro fede ad alcuni atti religiosi, “sono scrupolosi nelle cose esteriori”, fanno discorsi spirituali ma “senza aver gustato ciò che dicono”, “rivestono le sembianze di monaci o di cristiani”, ma in realtà differiscono dal mondo solo in apparenza perché non si sono piegati sul proprio cuore “per vedere i mali che tengono prigioniera l’anima”. 

La metanoia inizia da questo rientrare in se stessi, nelle profondità del proprio cuore; per grazia, illuminati dallo Spirito riconosciamo la nostra miseria e la misericordia di Dio, il nostro peccato e il perdono che ci è offerto in Cristo. Questo movimento di conversione non è mai compiuto una volta per tutte. Chi si considera convertito si illude e si inganna, perché non discerne la sottigliezza del male e non comprende che la crescita dall’infanzia alla perfezione in Cristo avviene progressivamente sotto la guida dello Spirito santo e divino.

La via della conversione conosce tentazioni, tribolazioni e cadute. All’opera della grazia deve rispondere quella dell’uomo e in questa mirabile sinergia, poco per volta il male “si assottiglia”,  dice lo Pseudo-Macario, si riduce, lascia posto all’amore.

(Angeliki Tzouvali-kariotoglou, Come accompagnare la fede? Alle fonti della paternità e maternità spirituale, Magnano (BI) 2024, 40-41)