Sulla lettura che toglie personalità al lettore | Marcel Proust – scrittore (1871 -1922)

“Fintanto che la lettura è per noi l’iniziatrice le cui magiche chiavi dischiudono al fondo di noi stessi dimore in cui non saremmo stati in grado di penetrare, il ruolo che essa svolge della nostra vita è salutare.

Diventa invece pernicioso quando, al posto di risvegliarci alla vita personale dello spirito, tende a sostituirsi ad essa, quando la verità non ci appare più come un ideale che possiamo realizzare solo tramite l’intimo progresso del nostro pensiero e lo slancio del nostro cuore, ma come qualcosa di materiale, depositato nelle pagine dei libri come un miele già distillato da altri, che dobbiamo solo prenderci la briga di attingere sugli scaffali delle biblioteche per poi degustarlo passivamente, in perfetto riposo di corpo e di spirito.

A volte addirittura, in alcuni casi abbastanza eccezionali e del resto, come vedremo, meno pericolosi, la verità, concepita ancora come esterna, è lontana, celata in un luogo di difficile accesso. Allora è un documento segreto, una corrispondenza inedita, un memoriale a poter gettare su certi caratteri una luce in attesa, di cui è difficile venire a conoscenza ….

Questa concezione di una verità sorda ai richiami della riflessione e docile al gioco delle entrature, una verità ottenuta tramite lettere di raccomandazione, consegnateci brevi manu da colui che la deteneva materialmente, forse ancora senza neppure conoscerla, una verità che si lascia ricopiare sul taccuino, questa concezione della verità è nondimeno lungi dall’essere la più perniciosa di tutte”.

Marcel Proust, Sur la lecture | trad, Ital. Il piacere della lettura, Feltrinelli Milano 2016, 46