Una delle folgoranti frasi di mio padre, ripetute nei momenti in cui notava in me o in altri, un difetto di valutazione nelle decisioni era questa: “Il Signore non ti ha dato il cervello come peso, ma come strumento!”, poi sorridendo aggiungeva la sua soluzione. In realtà negli anni mi sono reso conto di quella semplice verità contenuta in quel modo di dire: ragionare, prendersi tempo per analizzare e soppesare le cose, poteva evitare spiacevoli inconvenienti e poteva dare nuove direzioni di vita. Non è forse questa l’insegnamento contenuto nell’espressione lumen rationis – alla lettera luce della ragione – accanto poi al lumen fidei, l’altra luce che ci viene in soccorso in questo mondo?
C’è dunque una luce dunque che è alla nostra portata, che è possibile trovare in noi, e si accende nell’atto in cui il credere e il capire vengono attivati. Un bella luce. Una gioiosa Luce.
Ma questa luce necessita di un viaggio. Di un cammino che non si fa con le gambe, ma con il cuore e il coraggio.
John Henry Newman, il grande convertito, scoprì questa Luce. Superata una gravissima malattia in Sicilia, durante il viaggio di ritorno verso l’Inghilterra e la sua amata Littlemore, parlò esattamente di una Luce a cui affidarsi durante il cammino della sua vita, una luce non irruente, gentile, che va invocata, pregata, perché quella luce è Gesù. É strano che non tanto nella gioia quanto nella sofferenza noi tocchiamo la sostanza della nostra vita. Forse anche in quelle gioie che però sono frutto di sofferta partecipazione.
Ecco le sue parole:
“Guidami Tu, Luce gentile,
attraverso il buio che mi circonda,
sii Tu a condurmi!
La notte è oscura e sono lontano da casa,
sii Tu a condurmi!
Sostieni i miei piedi vacillanti:
io non chiedo di vedere
ciò che mi attende all’orizzonte,
un passo solo mi sarà sufficiente.
Non mi sono mai sentito come mi sento ora,
né ho pregato che fossi Tu a condurmi.
Amavo scegliere e scrutare il mio cammino;
ma ora sii Tu a condurmi! “
Lasciarsi guidare da questa Luce gentile, scoprirla attraverso ricerca, fatica e cammino per poi affidarsi con tutto il cuore con tutta l’anima e con tutta la mente, era proprio questo il segreto atteggiamento della sua vita.
Trova la luce e trovi la tua vita. Alla fine della fiera è proprio questa correlazione che ci rende vivi e veri dentro la tempesta. Alla fine della fiera in Gesù Luce del mondo, come ogni ministro della parola grida la notte di pasqua in mezzo al sacro tempio, troviamo la nostra luce. C’è una preghiera del messale che dice proprio così: alla tua luce vediamo la luce,ed io ho sempre pensato che significasse proprio questo.
Ecco dunque che le semplici parole di Newman, oggi santo, possono continuare a risuonare come un invito aperto a tutti: Lead, Kindly Light … Lead Thou me on!, guidami Luce gentile… si Tu a condurmi.
Noi abbiamo bisogno di una luce a cui dare il ‘Tu’. Abbiamo bisogno di viaggiare e sudare per trovarci alla sua presenza. Abbiamo bisogno di toccare con consapevolezza chi siamo e che non bastiamo a noi stessi. E nessuno può fare questo lavoro per noi. La pappa pronta non è per noi.