La nostra vita, il nostro essere cristiani abita tutto in questa antinomia.
O si desidera di costruire la somiglianza col creatore e lo si fa in ogni pensiero, parola e opera, o ci si disperde e si costruisce invece la nostra dissomiglianza da Lui.
Non ci sono alternative.
In questo campo non esiste neutralità, perché anche le azioni che sembrano neutrali possono essere orientate a Dio. S. Paolo dice “sia che mangiate sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio” (1 Cor 3,31).
Ogni cosa dunque, può’ essere data a Dio.
Ora la nostra dissomiglianza si costruisce ogni giorno nelle omissioni e nella lontananza dalla presenza di Gesù, data ordinariamente nella Parola sua e nei Sacramenti. Soprattutto la lontananza inoperosa nelle cose di Dio e della Chiesa ci distrugge, soffoca la verità in noi, modificandoci profondamente fino a toccare la nostra naturale disposizione verso l’Amato.
In questo caso diventiamo incapaci di amare cioè diventiamo dissomiglianti.
Giovanni Paolo II diceva che la fede cresce quando si dona! La fede si rafforza donandola. Al contrario essa muore se non fa nulla per il Signore.
Ma la somiglianza con Dio, che è data nel momento stesso della nostra venuta al mondo, è un cammino. Un quotidiano cammino verso la Luce e l’Amore. Ogni piccola opera, ogni piccolo gesto di fede e di amore secondo Dio, ci permette di diventare più veri e più somiglianti con Colui che ci ha fatti. Studiare, pregare, operare, fare apostolato, ma anche stare santamente in buona compagnia aiutandosi col buon esempio… tutto concorre al bene per coloro che amano Dio (Rm 8,28).
il Pubblicano al tempio percepiva tutto ciò, e sapeva di essere distante dall’Amato, ma allo stesso tempo era nel Tempio, luogo della nostra guarigione, per questo ha chiesto perdono, ha chiesto cioè di tornare ad amare, di tornare ad essere libero di poterlo fare e non essere più schiavo del male. Ha pregato perché potesse ritornare a vivere nella vera somiglianza con Dio.