Credere è cambiare se stessi | Pensieri

Quando parli di Vangelo, cioè della vita di Gesù, quando annunci o testimoni il suo amore e la sua verità, in realtà stai mettendo te stesso e gli altri davanti ad una decisione.

Così se decidi nel segreto del tuo cuore di dare ascolto a qualche parola di Dio, allora senti che la vita, la tua vita, inizia a cambiare. Prima dall’interno, dall’invisibile, da quel luogo dove solo tu possiedi la chiave di accesso, e poi pian piano esci allo scoperto, ti muovi verso l’esterno. Gesti, parole, persino le intenzioni, tutto muta. Credere è sempre un cambiare se stessi.

Ma c’è altro. Se cambi anche il mondo sussulta a partire dal nostro cambiamento e può diventare luogo dell’incontro degli uomini con Dio. Un posto più caldo e meno doloroso.

Forse per questo, qualcuno ha detto che prima di cambiare i regni bisogna cambiare gli uomini. Lo sforzo a volte ciclopico, di creare strutture ben organizzate ed efficienti, di collocarli strategicamente qua e la a secondo del bisogno, non garantisce affatto il cambiamento desiderato. Persone e strutture non sono sullo stesso piano quando parliamo di valori e di fini.

Sono invece le persone vere e forti, che da sempre hanno cambiato il mondo. Francesco d’Assisi, Domenico di Guzmàn, Giovanni della Croce, Ignazio di Loyola, tersa d’Avila, Ildegarda di Bingen, loro – insieme ad un numero infinito di credenti sconosciuti – hanno cambiato il loro mondo esattamente e nella misura in cui hanno trasformato prima se stessi. Un certo primato delle persone sulle strutture lo si può verificare anche in seguito, quando i loro discepoli, avendo ricevuto in eredità i luoghi e le strutture dei loro maestri, non sono stati capaci di essere incisivi come loro. Carisma e conversione non si ereditano. Fanno parte della irripetibilità della vita personale.

Bisogna perciò convincersi che aiutare gli uomini e le donne del nostro tempo ad avere in se stessi Luce e Amore, curando interiorità e ragionevolezza, aiutarli ad essere capaci di sopportare sofferenza in vista di un bene maggiore, significa muovere il primo grande passo verso il cambiamento della società.

Perciò Gesù dice: convertitevi. Questa è la prima parola del Maestro nel vangeli. Ma oggi è diventata una parola desueta, perché in fondo aver fede, per molti significa, semplicemente sapere alcune cose o partecipare di tanto in tanto a qualche bella liturgia. Nulla di più. Il sapore di una vita diversa la si percepisce appena. Perché devo cambiare? – dicono – mi basta fare ogni tanto qualcosa per stare apposto con la mia coscienza. A volte ci si arrocca nel proprio ‘io’, rendendolo sovrano e narciso. In tal modo accoglienza, riconoscimento, accettazione, dialogo, iniziativa e cura, diventano atteggiamenti che non trovano più posto in noi, anzi – per dirla tutta – non possono trovare posto. Dove “l’io” si sente padrone del mondo, dove si rimane sempre in attesa di un bene proveniente dagli altri, non si è più capaci di spendersi per il bene degli altri.

Ma la promessa di Cristo non verrà meno in eterno: “Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.” (Mt 6,33). Qui riposa il successo della nostra vita.

Amen.