Mi colpisce molto il fatto come nel mondo antico, sia greco che romano, si parla molto di amicizia e della sua importanza nel cammino della vita.
Anche il mondo biblico e poi la grande tradizione spirituale cristiana ha detto molto su questo tema, non fosse altro che per le parole di Gesù che dice: ‘Vi ho chiamato amici’.
Io credo che ancora oggi sia una riflessione da non trascurare, gli affetti, i nostri legami, spesso non sono ancora ‘amicizie’ perché mancano di elementi essenziali.
In genere, si è d’accordo nell’affermare l’esistenza di forme diverse di amicizia, più o meno perfette, ma al tempo stesso si ribadisce che nessuno che cerchi la propria felicità, sceglierebbe di vivere senza amici anche se si possedessero tutti gli altri beni.
Senza la dolcezza dell’amicizia (primo grande frutto dell’essere diventati amici) la nostra vita resterebbe povera e impedita specialmente nel momento della difficoltà e della legittima ricerca della realizzazione di se stessi. Anche per questo la stragrande maggioranza dei santi ha coltivato in dipendenza dell’amore di Dio, il dono dell’amicizia. Proprio l’amare Dio secondo verità, diventerà il principale criterio di discernimento nella pratica dell’amicizia e l’anima propulsiva nella realizzazione di dei propri affetti, amicizie e amori.
Ad ogni modo, per tornare la mondo antico, di solito si parla di tre tipi di amicizia: quella fondata sull’utilità, quella fondata sul piacere, e infine, quella perfetta, che vive perché non cerca solo il proprio interesse, o una propria utilità, come avviene tra persone adulte, e neppure si persegue il solo piacere, come accade più spesso nelle persone più giovani, ma si cerca qualcosa di stabile nel coltivare il bene e la verità di sé e dell’altro senza retrocedere mai in tale ricerca.
Nelle relazioni di vera amicizia, c’è dunque un costante desiderio di rimanere ancorati alla stima reciproca, mentre si cerca, a volte con sacrificio, di crescere insieme nella stessa direzione di bene secondo Dio. Si desidera ‘il bene’ l’uno dell’altro, non più per interesse di parte o piacere, ma proprio in quanto si diventa custodi del vero bene dell’altro. Si diventa benevolenti, cioè volenti il bene per l’altro. In queste relazioni, ciascuno vede nell’amico “un altro se stesso” e l’affetto si nutre unicamente dal riconoscimento e dell’aiuto che sia dà reciprocamente per il valore dell’altro. Paolo direbbe che si gareggia nello stimarsi a vicenda.
Si capisce allora perché l’amicizia è cosa rara ed impegnativa. Perché non si diventa amici per sempre, ad esempio, solamente perchè si è simpatici o belli o altre cose simili. Queste cose potrebbero essere solo un buon punto di partenza. Ma perché si desidera crescere nella direzione del bene secondo Dio.
L’ amicizia è dunque una pratica spirituale forte.
L’impegno personale a crescere interiormente, come pure una certa prudente frequentazione e una intimità che proviene dalla condivisione della vita quotidiana, allora diventano tipiche di questo tipo di amicizia. Qualcuno ha scritto che l’amicizia vera si coltiva come un bene preziosissimo. Cresce attraverso una condivisione e frequentazione non solo nel momento della serenità, ma soprattutto in quello della prova e della sofferenza. Anzi, proprio quest’ultima cosa risulta in molto autori cristiani e non cristiani uno dei criteri fondamentali per discernere tra vera e falsa amicizia. Un amico vuol bene sempre, è nato per essere un fratello nella sventura , dice il libro dei Proverbi (17,17).
Così Aelredo di Rievaulux, discepolo di san Bernardo, parla dell’amicizia vera:
“Io dico che l’amico è come un custode dell’amore, o, come ha detto qualcuno, “un custode dell’animo stesso”, perché l’amico, come lo intendo io, deve essere il custode dell’amore vicendevole, o meglio del mio stesso animo: deve conservare in un silenzio fedele tutti i segreti del mio animo; curare e tollerare, secondo le sue forze, quanto vi trova di imperfetto; gioire quando l’amico gioisce; soffrire quando soffre; sentire come proprio, tutto ciò che è dell’amico. L’amicizia dunque è quella virtù che lega gli animi in un patto così forte di amore e di dolcezza che quelli che prima erano tanti ora sono una cosa sola. Per questo i grandi filosofi hanno posto l’amicizia non tra le realtà casuali e passeggere, ma tra le cose eterne”.
(Segue….)



