Sul tempo consacrato | Pensieri

Che strana benedizione è quella che Dio dona nel secondo capitolo della Genesi.

La stranezza sta nel fatto che Dio non benedice, cose, o persone e neppure qualche buona intenzione. 

Dio qui benedice il tempo. Il tempo settimo: perché così sta scritto: “Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando” (Gn 2,3). Si tratta in verità di una benedizione unita ad una consacrazione.

Genesi afferma l’esistenza di sei scansioni successive di tempo ordinate a fare qualcosa: luce, terra, piante, animali, acque ecc. e poi parla di un tempo di diverso tipo, il settimo appunto, dove, per così dire, regnano soprattutto altre cose. Il professor Nuccio Ordine le chiamerebbe cose non utili, cose che hanno un valore in sé a prescindere dal loro ritorno materiale o immediatamente misurabile. Ci troveremmo in un tempo in cui appare in piena luce un non-fare, un riposo di Dio, una ‘pausa di lavoro’, per cui di conseguenza gli uomini potranno dedicarsi al non-fare cose utili, dedicandosi ad un fare di diverso tipo: un’attività che rende più liberi, più tolleranti, più consapevoli, più caritatevoli, e che alla fine costruisce la vera ricchezza di ogni persona e di ogni società

Ma qui c’è bisogno di qualche parola di spiegazione di fede.

Secondo la bibbia, ogni benedizione divina produce frutto. Dio benedice il grembo delle donne sterili e queste diventano feconde e partoriscono. Dio benedice la terra ed essa produce frutti. E così via. Ma qui Dio, dicevo, non solo bene-dice ma anche consacra, e con ciò si vuole indicare anche un nostro comportamento da assecondare principalmente in quel giorno, il settimo appunto. 

Nella bibbia quando viene consacrato un oggetto, un’opera, una persona, un animale, significa che quella cosa è offerta interamente a Dio e non è possibile – appunto perché consacrata – condividerla con altri fini.  Gli altari sono consacrati, i templi sono consacrati, noi stessi siamo consacrati attraverso i sacramenti e dunque non è possibile dedicare l’uso e la stessa vita a ciò che non è Dio, per intenderci: all’errore, al male, al buio. Se ciò accadesse allora si parlerebbe di profanazione, della controparte negativa della consacrazione.

Dunque, cosa significa benedire e consacrare il tempo? Per esempio il giorno settimo… ? Credo che significhi due cose essenziali: da una parte si afferma l’esistenza di uno ‘spazio’ a parte, in cui la vita biologica e di relazione può espandersi e fiorire; un qualcosa fatta per noi e per la nostra anima. Esiste cioè una settima parte del nostro tempo in cui non bisogna affannarsi nel dare, nel produrre, ma piuttosto ci si rende disponibili a restare aperti a beni più grandi e universali, ci si dispone a ricevere. In questo spazio l’autenticità della vita biologica (riposo) psichica (anima) e spirituale, appare in piena luce e si accresce. 

Dall’altra invece, indica che c’è qualcosa che non ci appartiene, che non è nostra come un possesso egoistico. Insomma c’è un tempo che non è gestibile come cosa nostra, ma è piuttosto un dono di Dio per farne ciò che piace a lui e per essere più veri noi in questo mondo.  

Abraham Joshua Heschel, uno dei massimi pensatori ebraici scomparso recentemente, osserva come l’odierna società della tecnica – oggi potremmo aggiungere dell’intelligenza artificiale – abbia sacrificato un elemento essenziale dell’esistenza: il tempo. Noi infatti consumiamo tempo per guadagnare spazio e cose, con la conseguenza che certamente abbiamo di più, ma di contro, non siamo diventati affatto migliori. Siamo affannati, stanchi, spesso in guerra, ma non migliori.

É invece il tempo donato e benedetto il cuore della nostra esistenza. É il tempo che doniamo a farci migliori. Donato a Dio, ai ‘doveri’, alle cose sante, agli amici, ai propri talenti, alla Carità, alla cura di se stessi e degli altri.

D’altra parte Dio non ha mai chiesto il tempo dei nostri orologi, ma ci chiede il cuore. Chi dona il cuore a Dio, scoprirà come ogni cosa tornerà al suo posto.

Da parte mia diffido da coloro che dicono sempre: “non ho più tempo per nulla”. Per me semplicemente hanno perduto la vera pratica del ‘settimo tempo’ e perciò traducendo, alla fine, stanno affermando che hanno il cuore altrove. 

Ne sono convinto: “Là dove è il mio cuore li sarà anche il mio tesoro”. 

Noi siamo tempo. Tempo consacrato. Diventiamo ciò di cui ci nutriamo. Diventiamo il contenuto di quel tempo consacrato.

Tutto qui.