É il titolo che più di tutti gli latri noi avremmo ritenuto impossibile attribuire ad una creatura. A prima vista potremmo essere tentare di pensare che esso confonde le nostre idee essenziali sul Creatore e la creatura, su Colui che è eterno e coloro che sono nati nel tempo, su Colui che è sussistente e coloro che dipendono da un altro. Ma con una riflessione attenta e approfondita vedremo che non può essere rifiutato a Maria senza negare l’Incarnazione divina, cioè la grande e fondamentale verità della rivelazione: che Dio si è fatto uomo.
Questo si affermò fin dai primi tempi della Chiesa. I cristiani cominciarono presto a chiamare la Madonna Madre di Dio, perché videro che è impossibile rifiutare a lei questo fittolo senza rinnegare le parole di san Giovanni: “Il Verbo (cioè il Figlio di Dio) si è fatto carne”. E col passar del tempo si ritenne necessario precisare tale verità con la voce di un Concilio Ecumenico. Perché a causa dell’avversione che gli uomini hanno per i misteri, nacque l’errore secondo il quale il cristo non era realmente Dio, ma un uomo, in cui Dio abitò come abita in tutti i buoni, anche se in una maniera più completa: come lo Spirito Santo dimorò nei profeti, o ancora come Gesù stesso dimora nel tabernacolo della chiesa. E allora i vescovi e il popolo cristiano capirono che no c’era altra via, per arrestare quell’errore, che dichiarare distintamente, facendone un punto di fede, che Maria è Madre di Dio; no solo di Gesù in quanto uomo, ma anche di Gesù in quanto Dio.
Da allora tale verità è divenuta nella chiesa dogma.
Ma questo ci conduce a una veduta più ampia dell’argomento. Tale titolo è forse più meraviglioso del fatto che Dio, senza cessare di essere Dio, sia diventato uomo? In altre parole è più misterioso che Maria è Madre di Dio o che Dio si sia fatto uomo?
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Per questa grande verità infatti noi diventiamo fratelli di Cristo Dio e se viviamo onestamente e moriamo in grazia, saremo innalzati a una gloria simile a quella degli angeli; i nostri corpi risorgeranno dalla polvere e verranno assunti in cielo; noi saremo uniti realmente a Dio; saremo partecipi della sua divina natura; ognuno di noi, in anima e corpo, sarà immerso nell’abisso di gloria che circonda l’altissimo; e infine vedremo il Signore e parteciperemo alla sua felicità secondo le parole del Vangelo: “Chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è mio fratello e mia sorella e mia madre” (Mt 12,50)
(John Henry Newman, “Meditation on the Litany of Loreto for the month May“, In Meditation and Devotion, London 1964, 143)